Smith & Wesson
Non c’è verso, ogni volta che provo a leggere le prime righe di un libro di Alessandro Baricco, ci ricasco puntualmente: lo devo finire.
Lo ammetto, nel caso di “Smith & Wesson” c’era grande attesa perché, a distanza di vent’anni dall’uscita di “Novecento“, Baricco si cimentava con un nuovo testo teatrale. E le aspettative non sono state deluse.
Lo scenario è epico (le cascate del Niagara), i personaggi semplici e geniali al tempo stesso, e la storia è un piccolo capolavoro.
Aldilà della trama, che si può tranquillamente consultare sul sito della Feltrinelli o su Wikipedia, Baricco mette in piedi una di quelle storie che a un certo punto vanno avanti da sole, facendo confluire la nostra lettura nell’io narrante teatrale… Sembra quasi di essere a Totem: un piccolo palcoscenico, qualche sedia, un leggìo e lo stesso scrittore in piedi ad ammaliarci con le sue parole.
E come sempre, non ha importanza se il finale soddisfi o meno il palato dei cultori del lieto fine. Il viaggio è decisamente piacevole e lascia quella sensazione di volatilità tipica delle cose belle.
D’altronde, a parte i grandi classici, la qualità di un libro non si misura certo con la sua lunghezza. A maggior ragione oggi in cui tutti viviamo in costante carenza di tempo a disposizione e diventa quindi difficile anche lo scegliere un buon libro da leggere.
In questo senso, le storie di Alessandro Baricco sono un porto sicuro da cui salpare.
Luciano Triolo